domenica 6 gennaio 2013
Psicofootball
E’ cronaca di questi giorni. Partita amichevole, il pubblico ulula
ogni volta che un giocatore di colore tocca il pallone. Finché questo si
scoccia, tira una pallonata contro i tifosi, si leva la maglietta e se ne va
seguito da tutto il resto della squadra. Ora, ho smesso di seguire il calcio da
anni anche per queste cose, sbeffeggiare una persona per il colore della sua
pelle è una idiozia e lui ha fatto benissimo a incazzarsi. Magari per
completezza di informazione bisognerebbe spiegargli che il proprietario della
squadra in cui milita è un politico che ha tra i suoi più fedeli alleati
un’altra forza politica che riguardo agli stranieri sostituirebbe gli ululati
con le pubbliche esecuzioni, ma non possiamo pretendere troppo e non ho voglia
di buttarla in politica. Psicodrammi calcistici.
E allora, a proposito di giocatori di colore e psicologia del football,
pochi secondi da vedere, di uno dei più grandi di tutti di tempi. Questa finta
è fantastica. E' un lampo di genio puro. In quei nove secondi c'è l'equivalente calcistico della Morte del Cigno.
Il pallone c'entra quasi poco, viene toccato una sola volta. Danza senza palla, ma il bello è che
scherza coi pensieri del portiere. Li irride. Ma non finisce qui. Mentre pensa
alla velocità della luce la finta che sta per fare, vede il difensore che
arriva da sinistra. Sa che andrà sul primo palo, quello vicino, e cosa fa ? Lo
lascia passare e tira sul secondo palo, quello lontano. Ora, lo so che è un
giocatore di calcio e il suo obiettivo è buttarla dentro. Ha sbagliato, punto e
basta, la palla esce. Di poco, ma esce. Non ha concretizzato l’azione.
Eppure,
come Guccini pensava il ferroviere ancora dietro al motore della locomotiva, a
me piace pensare che abbia voluto fare una sorta di sberleffo. Sa di avere
fatto una cosa spettacolare, anzi due. Mi piace pensare che abbia sbagliato
apposta. Sarebbe come la Gioconda che ti fa l'occhiolino, la Venere di Milo alla quale rispuntano le braccia e ti fa il gesto dell'ombrello, un capolavoro con una pennellata sbagliata, una ragazza
bellissima coi piedi molto brutti. Se faccio anche goal, si dice, è troppa
perfezione. La butta fuori di un centimetro ridendo dentro di sé e finge di
meravigliarsene. Recita disperazione ma sa benissimo che quel che ha fatto
passerà ugualmente alla storia. E ha ragione. Siamo ancora qui,
quarant'anni dopo, a guardarlo a bocca aperta.
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2 commenti:
Mio padre ti avrebbe amato per questo post😅
Chi ama, o ha amato il calcio, non può non apprezzarlo.
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