Avvertenza

Mi sono reso conto che diversi post sono legati a un brano musicale di Youtube che contengono e sono assolutamente incomprensibili senza quel video. Se l'account di chi ha pubblicato quel brano viene cancellato, il video sparisce. Non ho nessuna voglia di mettermi a ripercorrere tutto per vedere se questo è successo, ma se vi imbattete in un post che fa riferimento a un brano che manca, mi fareste un piacere segnalandomelo. Thanks.

lunedì 30 maggio 2011

What A Wonderful World

Oggi mi sono recato all’ufficio postale. In sé, non è una notizia che cambierà le sorti dell’umanità. Però, sono successe cose strabilianti. Il telecomando del cancello ha funzionato al primo colpo. Quando mi sono immesso sulla provinciale, uno ha rallentato per farmi immettere nel traffico. Ho trovato da parcheggiare praticamente davanti alla porta. Non c’era nessuno in coda. L’impiegata non era al telefono. I terminali funzionavano perfettamente. La stampante non si è inceppata. La somma dei bollettini ha miracolosamente dato un importo tondo e non mi sono riempito le tasche di monetine rosse. Era una giornata di cielo terso e sole splendente, calda ma non troppo, moderatamente ventilata, con una umidità accettabile.
 
Quando sono tornato a casa, squillava il telefono. Ho risposto, e non era Uma Thurman che mi ricordava di quella seratina che avevamo in ballo.
Ci sono rimasto male. 

sabato 21 maggio 2011

Soltanto parole, parole tra noi ...

Ho deciso di lanciare una campagna di solidarietà. Sento già voci che protestano. Uffa, ancora, un’altra, che strazio. No. Niente vittime di tsunami, niente terremotati, niente rare malattie genetiche, niente animali in estinzione,  niente di tutto ciò. Sto pensando a solitudine, abbandono, disinteresse, alla tristezza del sentirsi inutili e non considerati. A lunghi anni trascorsi dimenticati tra polvere e silenzio in attesa di qualcuno che si ricordi della loro esistenza. Non vi si stringe il cuore pensando a quante parole giacciono nelle pagine dei vocabolari senza che nessuno o quasi si ricordi di loro? Io mi commuovo ogni volta. Mi capita di sfogliare le pagine solo per ritrovare certe parole, pronunciarle e farle sentire meno sole, almeno per un attimo.

Prendiamo ad esempio il derelitto “ recarsi ”.
Tutti voi, tutti noi ultimamente saremo “stati” al supermercato. Molti ci saranno “andati”. Qualcuno ci sarà “passato”, i più atletici ci avranno” fatto un salto”, i frettolosi ci avranno “fatto una scappata”, chi ha tempo da perdere ci avrà “fatto un giro”. Ma guardiamo in faccia la realtà. Chi, ultimamente, ha detto “mi reco al supermercato” ? Pochi, per non dire nessuno. Forse in qualche denuncia alle autorità si leggerà “ … il derubato si stava recando …”. E mentre andare e stare si pavoneggiano pieni di sé sulla bocca di tutti, recarsi piange sommesso negli anfratti della lettera R, solo e dimenticato tra recapito e recedere che non è che se la passino meglio. Possiamo fare qualcosa per lui, credo. Forse è poco, ma a volte basta un piccolo gesto per fare sentire una parola meno sola. Da domani, per tutta la settimana, recatevi al lavoro, recatevi all’ufficio postale, recatevi in banca. Non andateci, non passateci. Recarcisi è molto più elegante, potreste sentirvi molto trendy e chic. Non vi costa nulla e farete felice il povero recarsi. Meglio ancora, gli arrecherete gioia e felicità.
Grazie a tutti, anche da parte sua. A proposito, mi sta venendo fame.  Mi reco a cena.

martedì 10 maggio 2011

Amaro.

Primo pomeriggio. Passa il Giro, la grande kermesse, la carovana rosa, e si ferma il mondo. Maledico pigramente le due ore di quarantena da interruzione del traffico, ma non devo andare da nessuna parte e la cosa risulta indolore. Pancia piena, da programma dovrebbero passare tra poco. Scendo in strada ? Non ne ho nessuna voglia, quindi mi appollaio alla finestra. In leggero anticipo, inizia a passare qualche auto della carovana. Poi quattro ciclisti. Non riesco a capire se sono cicloamatori o un gruppetto in fuga, ma vanno decisamente forte e mi sbilancio sulla seconda ipotesi. Poi, in un lampo, tutto il resto. Inizio corsa, ambulanza, ammiraglie, polizia, ammiraglie, polizia, motociclette, la RAI. Eccoli. Tratto pianeggiante e drittissimo di statale e il gruppo è ancora compatto, tutto si riduce ad una macchia di colore variopinta composta di tanti puntini colorati che sfrecciano. C'è già qualcuno attardato. Altre ammiraglie, ambulanza, polizia, fine corsa. Tutto finito, gli addetti iniziano a spostare le transenne, ricomincia il traffico, il mondo riparte.
E' sera, accendo la tele. "Tragedia al Giro". Mi fermo e ascolto il servizio su quel che è successo. Eri in mezzo al gruppo. Ti ho visto passare, eri solo un puntino ma ti ho visto passare. Sei passato in mezzo alla mia normalità, alla mia vita quotidiana, sulle strisce pedonali che attraverso ogni giorno, vicino ai miei rifiuti differenziati, davanti alla panetteria. E non avevi la più pallida idea che lì ci fosse la mia vita, pedalavi concentrato con gli occhi sulla strada, gocce di sudore, battiti cardiaci intensi, respirazione affrettata, sulla strada che porta al mare, la stessa che feci un sacco di anni fa per andare a sentirmi dire da lei che c'era un altro. E un paio d'ore dopo che ti avevo visto per una frazione di secondo, in una frazione di secondo sei morto.
Non ti conoscevo, non so nulla di nulla di te. Ma senza scomodare i massimi sistemi e la caducità dell'umano esistere, la tua morte è una cosa che mi lascia una sensazione indefinibile. Un gusto amaro in bocca.