Riqualificazione urbana, la
chiamano. Tradotto, demolizione di una vecchia fabbrica di fronte a dove
lavoro. Ci sono anche stato dentro anni fa a chiedere il favore di aggiustare
una sedia a rotelle, c’era da piegare un pezzo e serviva una morsa robusta. Gli
operai erano gentilissimi, in tre minuti hanno fatto tutto, e invece il
caporeparto si è incazzato. Ha detto che dovevo passare da lui per queste cose.
Non dico i commenti degli operai quando se ne è andato. Hanno chiuso già da
tempo, stanno ripulendo l’area, pare ci tireranno su delle palazzine. Esco dal
lavoro diretto al parcheggio e sento un rumore diverso da quello delle solite
ruspe. Guardo in alto e un macchinario al quale non so dare un nome sta
letteralmente mordendo il tetto di uno dei capannoni, lo squarcio è già grande.
Mi fermo a guardare mentre la macchina continua. Il tetto è già sparito quasi
tutto, crollato all’interno tra nuvole di polvere. Adesso attacca le pareti,
che si sbriciolano pian piano. Il rumore è assordante, tra motore della
macchina e frastuono dei crolli.
Resto fermo a guardare per un tempo
imprecisato, finché mi rendo conto di una cosa. Sono parte di un piccolo
capannello di persone intente a guardare i lavori. Ci siamo io e due signori
anziani che battezzo come pensionati, di cui uno con bicicletta e uno con nipotino
al seguito. Il bambino guarda a bocca aperta quello che per lui è un enorme
giocattolo, i due signori alternano commenti sull’andamento dei lavori a
ricordi di come era il quartiere. Salto le riflessioni sul pre-pensionamento e mi metto a filosofeggiare pigramente. Sono presenti esponenti di tre generazioni,
ma quello che avrebbe un sacco di altre cose da fare e sta veramente perdendo
tempo quando di tempo non ne ha sono io. E a me, credo che il film fosse
Maccheroni, viene in mente Mastroianni che dice a Jack Lemmon “ Com’è bello
perdere tempo”. Avevo già in mano le chiavi dell’auto, le rimetto in tasca. Guardo uno dei due, che non aspettava altro, e gli dico “ Ma lei ha sempre
abitato da queste parti ? ”