Avvertenza

Mi sono reso conto che diversi post sono legati a un brano musicale di Youtube che contengono e sono assolutamente incomprensibili senza quel video. Se l'account di chi ha pubblicato quel brano viene cancellato, il video sparisce. Non ho nessuna voglia di mettermi a ripercorrere tutto per vedere se questo è successo, ma se vi imbattete in un post che fa riferimento a un brano che manca, mi fareste un piacere segnalandomelo. Thanks.

giovedì 21 giugno 2012

Per me si va nella città dolente

Ho aggiunto un nuovo piccolo capitolo nella mia umana e personalissima enciclopedia delle cose da fare almeno una volta nella vita. Ed è la seguente. Stravaccarsi sul divano, nella mattina di un giorno feriale, con un pacco di biscotti (per chi fosse interessato, nella fattispecie erano frollini Coop ad imitazione degli Abbracci del Mulino Bianco, ma va bene qualunque tipo di biscotto mentre sono esclusi dolci al cucchiaio e gelati), e senza lasciarsi attrarre troppo l’attenzione dalle gambe di Angie “Legs” Dickinson ma concentrandosi su dialoghi e ambientazione, guardare una puntata di Pepper Anderson Agente Speciale che affronta lo scottante tema del racket del gioco d’azzardo. Tralasciare il momento in cui uno dei criminali minaccia un poliziotto dicendo “ Scommettiamo che se resti qui passerai un guaio ? “ e il poliziotto replica “Scommettiamo che se vai avanti avrai un bel buco nella pancia ? “, no, dico, puntata sul gioco d’azzardo e doppia battuta con la parola scommettiamo, io ti amo alla follia, sceneggiatore.
Invece, prestare spasmodica attenzione al momento clou, in cui Pepper e il collega per risolvere il caso fanno visita in carcere ad un vecchio boss mafioso malato di nome Tony o Vito Angelo, giusto un velato accenno di stereotipia tra suono di mandolini e profumo di pizza, che prima di aiutarli vuole sapere dal poliziotto, che gli ha svelato di avere lontane origini italiane, se ricorda cosa c’è scritto sulla porta dell’inferno nella Divina Commedia. E la cosa meravigliosa è che il tenente (o sergente?) lo sa. Lo sa. Non tutto, ma conosce a memoria l’inizio del terzo canto. Il tenente o sergente Crowley, del Dipartimento di Polizia di Los Angeles, ha letto Dante Alighieri e lo sa. E glielo recita. E io, con la bocca piena di biscotti e sputazzando briciole che non so se raccoglierò mai dal tappeto, lo declamo con lui.

venerdì 8 giugno 2012

Cry Baby

Sto guidando in città sotto una pioggerella afosa e leggera. In sottofondo Janis Joplin. Davvero azzeccato, per una giornata grigia e triste tra una scossa di terremoto e l’altra. Il tergicristallo è lento e ipnotico. Vedo il semaforo in distanza attraverso la patina opaca sul parabrezza. Dovrei lavarli, ogni tanto. Verde, da troppo tempo temo. Giallo. Maledetto. Non ce la faccio a passare, rallento. Rosso. Uno dei semafori più lunghi di tutta Europa, credo. Mi adagio rassegnato in prima fila, paraurti sulla striscia dello stop.       
Iniziano a passare i pedoni. Scende dal marciapiedi una mamma con un passeggino, dentro un bimbetto che avrà un paio d’anni, sotto la calottina trasparente. Finisce la canzone. Il bambino piange, di un pianto disperato anche se muto perché ho i finestrini alzati e non lo sento. E nel momento esatto in cui è precisamente davanti al mio parabrezza, la mamma si ferma e prova a mettergli il succhiotto in bocca. E dalle casse riparte Janis. Cry Baby. E il bimbo sputa il succhiotto. Non lo vuole e riprende a urlare. La madre sconfortata rinuncia e riparte. E per una manciata di secondi, ho nel mio campo visivo la scena surreale di questo bimbo che piange a squarciagola con le manine serrate sui braccioli del passeggino e Janis Joplin che lo incita a piangere. “ … come on and cry, cry baby … “.
Viene verde, riparto prima che dietro cominci il festival del clacson. In mezzo all’incrocio mi giro appena e con la coda dell’occhio guardo il passeggino, dove il pupo sta ancora urlando. Non so se è bagnato, se ha fame, se ha sete, se ha sonno, se lo infastidisce il rumore del traffico, se vuole le coccole, se sono capricci, non so nulla di nulla, ma sorrido tra me e me e penso “ … chi se ne frega piccolo, urla urla urla a squarciagola e fatti sentire …”