Avvertenza

Mi sono reso conto che diversi post sono legati a un brano musicale di Youtube che contengono e sono assolutamente incomprensibili senza quel video. Se l'account di chi ha pubblicato quel brano viene cancellato, il video sparisce. Non ho nessuna voglia di mettermi a ripercorrere tutto per vedere se questo è successo, ma se vi imbattete in un post che fa riferimento a un brano che manca, mi fareste un piacere segnalandomelo. Thanks.

venerdì 31 dicembre 2010

B-Side, ovvero questione di culo


Sono le sette e cinque di una serata invernale fredda e umida. Sto andando in ospedale. Alla Torre delle Medicine, che nome pomposo. Trafelato, in leggero ritardo. Cielo grigissimo, è buio praticamente dalle tre. Cammino di fretta a testa bassa sotto una pioggerella leggera e fitta che vorrebbe diventare neve, alternando il nulla cerebrale a rapidi tuffi nei miei pensieri. Giunto alle porte scorrevoli capto vagamente una presenza che arriva di lato, cammina nella stessa direzione ed entra dalla porta accanto. Ci dirigiamo verso la scala mobile che unisce piano terra e secondo piano. Il primo non esiste e devo ancora capire perché. Al momento di salire mi rendo conto che è una donna e cedo il passo.
Salgo immediatamente dietro e mi rendo conto di una cosa a cui non avevo fatto caso in tutti i giorni in cui sono andato in quel reparto. La scala mobile è decisamente ripida e ha gradini altissimi. Ciò significa che mi trovo esattamente ad altezza occhi il fondoschiena di chi mi precede. All’inizio ho il dubbio di trovarmi faccia a faccia con un rappresentante della maggioranza di governo e non capisco perché sale le scale mobili girato all’indietro. Scaccio in un attimo questa immagine orrenda, con una sghignazzata interiore, e torno in me. Prende il sopravvento il prodotto di milioni di anni di evoluzione più o meno riuscita del genere maschile e passo alla contemplazione di un ragguardevole lato B in un paio di jeans aderentissimi. Sono un uomo con dotazione ormonale nella media, credo. Se mi capita davanti un bel sedere lo guardo, e non provo il minimo senso di vergogna a dirlo.
Il primo cruccio è la staticità della situazione. Il movimento verticale e senza scosse che coinvolge entrambi mi priva del piacere di una camminata ondeggiante. Prego per un blackout che ci costringa a salire camminando, ma niente. Ci muoviamo immobili nella stessa direzione, separati da due gradini, e mi sento Achille che non raggiungerà mai la tartaruga. In compenso, il silenzioso dialogo da me intessuto con quel posteriore mi apre scenari imprevisti sui collegamenti tra natiche e cervello. Credetemi, vi prego. Non ansimavo forte, non ho fatto apprezzamenti, non ho fischiato e men che meno allungato le mani, non c’era nemmeno il rumore di gocce di saliva che cadevano sui gradini. Solo il ronzio impercettibile della scala mobile a rompere il silenzio tra i miei due (malconci) neuroni e i suoi due (apprezzabili) glutei. Cosa li abbia connessi non lo so. Eppure, subito prima della fine della scala mobile, la proprietaria dell’oggetto delle mie attenzioni si gira e mi guarda.
Con un lievissimo momento di imbarazzo nel quale, tanto per rimanere in tema, indosso la mia migliore faccia da culo, incrocio lo sguardo di quella che si rivela una ragazza dal volto anonimo con un gran bel paio di gambe. Fine corsa e sbarchiamo al secondo piano. Rallentare volutamente per starle dietro a proseguire lo studio mi pare brutto, quindi procediamo affiancati. Dopo trenta passi io giro a destra verso gli ascensori e lei tira dritto verso il bar. Noto che ha delle scarpe che non mi piacciono. E, dopo quei quindici intensissimi secondi di scala mobile, tutto finisce. Prendo l’ascensore con un signore anziano e grassoccio, in pigiama. Fisso il pavimento fino al sesto piano. Chissà se nella vita è tutta questione di culo.

mercoledì 8 dicembre 2010

Natale

Tradizione natalizia vuole che il giorno dell’Immacolata si proceda al rito dell’albero di Natale. A qualcuno piacerà anche. Io ne approfitto per lanciare un avvertimento, invece. A partire dal giorno otto Dicembre io, da tempo ormai immemorabile, entro in una fase di assoluta irascibilità, scontrosità, intrattabilità. Non è un fatto religioso, o in minima parte. La mia frequentazione di chiese è ridotta al lumicino. Matrimoni, funerali, battesimi a cui potrei anche mandare una sagoma di cartone a grandezza naturale e nessuno noterebbe la differenza. E’ proprio l’atmosfera natalizia che mi innervosisce. Non c’è cosa che mi faccia inferocire come ricevere regali a Natale. Perché devo sottopormi alla penitenza del sentirmi moderatamente in colpa perché non mi sono nemmeno sognato di farne o peggio ancora a quella del nevrastenico affannarsi alla ricerca di qualcosa per ricambiare ? Non ho chiesto regali e mi guardo bene dal farne. Ne faccio quando mi pare, a chi mi pare, senza bisogno di aspettare ricorrenze. Per tacere dello spaventoso crescendo per cui tutto ciò che accade deve accadere prima di Natale. Dopo il ventitrè, pare che non si possa fare più nulla. Bilanci, scadenze, consegne, regali, prenota, disdici, organizza, fai spesa, dopo chiudono, fai benzina. Sembra sempre che finisca il mondo.

Ecco, siamo alla primissima mattina del giorno otto e già sono una belva con congruo anticipo. E la fatidica data del sette Gennaio, quando tutto questo finirà, è distante anni luce. Uno dei motivi per cui spero che i Maya abbiano ragione con la loro profezia è che il mondo dovrebbe finire il ventun Dicembre 2012. Almeno per quell’anno non avremo da pensare ai regali. Finalmente un anno senza alberi di Natale impolverati che riemergono dalle cantine come zombies ricoperti di palle. Senza Babbi Natale sorridenti e barbuti. Credo che dovrebbe essere consentito lanciare granate incendiarie contro quelli appesi ai balconi a simulare arrampicate, e che ci vorrebbe una standing ovation per i topi d’appartamento che si infilano nelle case scalando travestiti pareti di condominio. L’unica cosa realistica sono i presepi. Cieli di stagnola, stelle comete attaccate con lo scotch, casette sfasciate e usurate, luci fioche e intermittenti che ogni tanto esplodono, personaggi magari mutilati, storti, malconci, vestiti come straccioni costretti a fare mestieri d’altri tempi per sopravvivere, di cui ci si ricorda solo se se ne rompe qualcuno. Un perfetto spaccato della Palestina oggi, tutto sommato. Però, non voglio essere troppo cinico. In fondo, del Natale restano se non altro le grandi domande esistenziali della vita. Chi siamo. Perché siamo qui. Da dove veniamo, dove andiamo, dove cazzo parcheggiamo, prendiamo il panettone coi canditi o senza ?