venerdì 8 giugno 2012
Cry Baby
Sto guidando in città sotto una pioggerella afosa e
leggera. In sottofondo Janis Joplin. Davvero azzeccato, per una giornata grigia
e triste tra una scossa di terremoto e l’altra. Il tergicristallo è lento e
ipnotico. Vedo il semaforo in distanza attraverso la patina opaca sul
parabrezza. Dovrei lavarli, ogni tanto. Verde, da troppo tempo temo. Giallo.
Maledetto. Non ce la faccio a passare, rallento. Rosso. Uno dei semafori più
lunghi di tutta Europa, credo. Mi adagio rassegnato in prima fila, paraurti
sulla striscia dello stop.
Iniziano a passare i pedoni. Scende dal marciapiedi
una mamma con un passeggino, dentro un bimbetto che avrà un paio d’anni, sotto
la calottina trasparente. Finisce la canzone. Il bambino piange, di un pianto
disperato anche se muto perché ho i finestrini alzati e non lo sento. E nel
momento esatto in cui è precisamente davanti al mio parabrezza, la mamma si
ferma e prova a mettergli il succhiotto in bocca. E dalle casse riparte Janis.
Cry Baby. E il bimbo sputa il succhiotto. Non lo vuole e riprende a urlare. La
madre sconfortata rinuncia e riparte. E per una manciata di secondi, ho nel mio
campo visivo la scena surreale di questo bimbo che piange a squarciagola con le
manine serrate sui braccioli del passeggino e Janis Joplin che lo incita a
piangere. “ … come on and cry, cry baby … “.
Viene verde, riparto prima che dietro cominci il
festival del clacson. In mezzo all’incrocio mi giro appena e con la coda
dell’occhio guardo il passeggino, dove il pupo sta ancora urlando. Non so se è
bagnato, se ha fame, se ha sete, se ha sonno, se lo infastidisce il rumore del
traffico, se vuole le coccole, se sono capricci, non so nulla di nulla, ma sorrido
tra me e me e penso “ … chi se ne frega piccolo, urla urla urla a squarciagola
e fatti sentire …”
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2 commenti:
. ..
Lacrime di pioggia, diceva una canzone.
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