Memoria E Poesia

Post nel quale si scopre che non per niente Mnemosine era la madre delle Muse.

Titolo e tirata mitologica, oltre a tentare di farvi credere una volta di più nella solidità del patrimonio delle mie nozioni classiche, hanno il malcelato scopo di abbellire quella che è stata pensata, resta e rimarrà una solenne minchiata. E questa volta la memoria avrebbe vinto sulla poesia, almeno nelle chat.

Chattavamo così bene io e te, Veronica. Era tutto perfetto quando eravamo insieme, Chiara. Stefania, ricordi? Parlavamo per ore e ore. Aneddoti spassosi e arguti calembour, Alessandra. Profonde riflessioni e intimi segreti tra noi, Giulia. Musica e pittura, letteratura e cinema, Monica. Lacrime e risate, Anita. La nostra canzone, il nostro film, il nostro libro, Annalisa. Poi, Roberta, abbiamo deciso di osare. Di scoprirci. Tu, Daniela, avevi mostrato un occhio. Il sinistro. Io un malleolo. Il destro, credo. E tu, Antonella, mi hai mostrato una tetta. Mi pare la destra. Io un testicolo. Ora non ricordo bene se era il destro o il sinistro, Paola, ma ormai non importa più. Perché tu, Samanta, hai messo la faccina *pornoeroticosensualmorbosa* e mi hai scritto “Vorrei un uomo passionale ma dolce, tenero ma carnale, delicato ma rude, capace di poesia ma anche di audacia.” E io, che come al solito non avevo capito un cazzo, credendo di fare sfoggio di passionale dolcezza e carnale tenerezza e delicata rudezza e poetica audacia ho messo la faccina *rivolodibavaallangolodellabocca* e ti ho scritto “Stella più bella di te in ciel non fu mai, son stato poeta ma poi me la dai?”. Sbloccami, ti prego, Patrizia. Non fare così, Manuela. Devo capire, Francesca, devo sapere perché ti sei arrabbiata così tanto. Non mi parli più, Donatella. Spiegami, Carla, ti prego. Lo so che è finita tra noi, Elena, ma dimmi almeno perché. Perché non ti piaceva la poesia, Marianna, o perché non mi ricordavo mai come cazzo ti chiamavi, Marta ?