Il tergicristallo cerca di ipnotizzarmi lento. Accendo la radio, faccio scorrere qualche frequenza. E di colpo resto letteralmente a bocca aperta davanti a quello che esce dalle casse e rallento. Un piano elettrico che srotola note liquide di una bellezza strabiliante. Passa una manciata di secondi in cui sono tentato di fermarmi in corsia di emergenza e spegnere il motore per abbandonarmi a quella musica. E invece qualcosa cambia. Entra la batteria, una chitarra, poi una voce femminile. E quella che era una meraviglia sonora diventa soltanto una bella canzone, come tante altre. E non so nemmeno di chi fosse, non so nulla di nulla e in fondo non mi interessa. Esco dalla tangenziale per imboccare la statale e proseguo verso casa. E chiuso nella mia astronave filosofeggio su quello che è appena successo. E mi chiedo se è più grande il piacere per la meraviglia che anche solo per pochi attimi ho potuto assaporare o la delusione per quello che poteva essere e non è stato. Se è stato meglio avere ascoltato quello splendore ed esserci poi rimasto male o se sarebbe stato meglio non averla sentita affatto. E mi dico che l’emozione che mi hanno dato quei pochi secondi, quel frammento di musica, vince sulla sensazione di incompiutezza, di mancata realizzazione che ne è seguita. Sì, ne valeva la pena.
venerdì 21 febbraio 2014
Diamonds On My Windshield
C’è nebbia e pioviggina, tanto
per cambiare sono appena entrato in tangenziale. Velocità tranquilla, non ho
fretta e il buio non invita a correre. Torri di luci gialle agli svincoli
interrompono ogni tanto la marmellata grigiastra dove sto nuotando. Diamanti
sul mio parabrezza, lacrime dal cielo.
Il tergicristallo cerca di ipnotizzarmi lento. Accendo la radio, faccio scorrere qualche frequenza. E di colpo resto letteralmente a bocca aperta davanti a quello che esce dalle casse e rallento. Un piano elettrico che srotola note liquide di una bellezza strabiliante. Passa una manciata di secondi in cui sono tentato di fermarmi in corsia di emergenza e spegnere il motore per abbandonarmi a quella musica. E invece qualcosa cambia. Entra la batteria, una chitarra, poi una voce femminile. E quella che era una meraviglia sonora diventa soltanto una bella canzone, come tante altre. E non so nemmeno di chi fosse, non so nulla di nulla e in fondo non mi interessa. Esco dalla tangenziale per imboccare la statale e proseguo verso casa. E chiuso nella mia astronave filosofeggio su quello che è appena successo. E mi chiedo se è più grande il piacere per la meraviglia che anche solo per pochi attimi ho potuto assaporare o la delusione per quello che poteva essere e non è stato. Se è stato meglio avere ascoltato quello splendore ed esserci poi rimasto male o se sarebbe stato meglio non averla sentita affatto. E mi dico che l’emozione che mi hanno dato quei pochi secondi, quel frammento di musica, vince sulla sensazione di incompiutezza, di mancata realizzazione che ne è seguita. Sì, ne valeva la pena.
Il tergicristallo cerca di ipnotizzarmi lento. Accendo la radio, faccio scorrere qualche frequenza. E di colpo resto letteralmente a bocca aperta davanti a quello che esce dalle casse e rallento. Un piano elettrico che srotola note liquide di una bellezza strabiliante. Passa una manciata di secondi in cui sono tentato di fermarmi in corsia di emergenza e spegnere il motore per abbandonarmi a quella musica. E invece qualcosa cambia. Entra la batteria, una chitarra, poi una voce femminile. E quella che era una meraviglia sonora diventa soltanto una bella canzone, come tante altre. E non so nemmeno di chi fosse, non so nulla di nulla e in fondo non mi interessa. Esco dalla tangenziale per imboccare la statale e proseguo verso casa. E chiuso nella mia astronave filosofeggio su quello che è appena successo. E mi chiedo se è più grande il piacere per la meraviglia che anche solo per pochi attimi ho potuto assaporare o la delusione per quello che poteva essere e non è stato. Se è stato meglio avere ascoltato quello splendore ed esserci poi rimasto male o se sarebbe stato meglio non averla sentita affatto. E mi dico che l’emozione che mi hanno dato quei pochi secondi, quel frammento di musica, vince sulla sensazione di incompiutezza, di mancata realizzazione che ne è seguita. Sì, ne valeva la pena.
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4 commenti:
Adoro i momenti in cui la radio mette la colonna sonora adatta al filo dei tuoi pensieri.. Sono momenti nei quali la vita è un po' più simile ad un film che alla realtà
Non è stato proprio così, Calamì, non avevo pensieri in corso, la cosa davvero emozionante è stata la sorpresa di quella bellezza inaspettata durata un attimo, qualcosa che ti piomba addosso e ti ghermisce per poi sparire e non sai se ti lascia più dolce o più amaro
Io sono dell'idea che ne vale sempre la pena, ogni attimo di stupore e gioia cancella minuti di squallore, nella musica come nella vita...
Sì, Scripenta, me ne convinco sempre di più
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